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TURISMO

Informazioni culturali del territorio


 
TERRITORIO DEL FIUME GARIGLIANO
 
Categoria: Beni culturali immateriali » Ambienti naturalistici

Località interessate

Provincia di Latina visualizza / nascondi tutte le località
Santi Cosma e Damiano, Minturno, Castelforte
Provincia di Frosinone visualizza / nascondi tutte le località
Sant'Apollinare, Sant'Andrea del Garigliano, Sant'Ambrogio sul Garigliano

Le Scafe

Le attività fluviali del Garigliano, che divide Castelforte dalla Campania, hanno costituito una risorsa ambientale importante per la popolazione locale. La scafa era un’imbarcazione tra la zattera e la barca spesso fornita di due parapetti laterali formati da catene di ferro, un’imbarcazione a fondo piatto e priva di prua. Nella direzione dell’attraversamento della scafa è posta una fune d’acciaio, che poggiato nella biforcazione di un palo conficcato nella sponda opposta, è fissato saldamente a terra. Due sarti secondari consentivano di tirare la scafa nell’andata e il ritorno. Quando venivano osservate le misure di sicurezza, la scafa era dotata di una scialuppa di salvataggio detta “sandalo” o “sannariéglio” nel linguaggio locale, lunga 3-4 metri e larga 80-100 cm . Ancora negli anni recenti le scafe sono a volte molto rudimentali ed appaiono chiaramente costruite da un insieme di tronchi di alberi in modo da costituire un piatto che tra gli interstizi lascia intravedere l’acqua del fiume.
Per tutto il corso del Liri-Garigliano era facile trovare delle scafe in tutti i paesi che costeggiavano il fiume Liri-Garigliano come la Scafa di Traetto era impiantata nell’attuale comune di Minturno, le Scafe di Suio che ne erano ben tre, nell’attuale comune di Castelforte e le rimanenti scafe si trovavano nell’odierno comune di Santi Cosma e Damiano. Altri punti in qui era possibile attraversare il fiume grazie all’utilizzo delle scafe si trovavano nei comuni del frosinate e del casertano.Lo Scafaro era, dunque, anche pescatore e contadino. Il mestiere, che si tramandava da padre in figlio, veniva retribuito con i prodotti della terra: fagioli, granturco e altro. Le scafe del Garigliano erano numerose e rimasero in funzione fino al 1954, anno che coincise con l’inaugurazione del ponte di Maiano e con lo sviluppo della motorizzazione e della viabilità che causò la disattivazione delle scafe. Con il disuso di quest’ultime la rigogliosa vegetazione del fiume prese il sopravvento, cancellando le tracce degli impianti e degli approdi: ora è difficile individuare con esattezza la loro dislocazione. Con la soppressione del servizio di traghetto tutti gli scafi furono sfasciati per recuperare legna da ardere o lasciati decomporre alle intemperie. I passeggeri durante l’attraversamento stavano in piedi per la brevità del tragitto. Per attraversare il fiume, a volte, lo scafaro era svegliato di notte, quando qualcuno aveva bisogno di aiuto, di un medico o di un’ostetrica. Anche la domenica la scafa era in piena attività per traghettare i venditori, i quali con i loro somarelli e con i carretti si recavano a Castelforte per il mercato. Per il servizio di traghettamento era previsto il pedaggio pagato in natura, cioè con i prodotti della terra, con le prestazioni degli artigiani, con lo scambio di utensili e oggetti. I passeggeri casuali invece pagavano qualche soldo. L’unità di misura per calcolare l’entità del pedaggio: in occasione dei vari raccolti lo scafaro riceveva tomoli di gano, granturco, fagioli o ceci.