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TURISMO

Informazioni culturali del territorio


 
FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLE "TRE TORRI" A CASTELFORTE
 
Categoria: Beni culturali immateriali » Festival e Manifestazioni Artistiche

Località interessate

Provincia di Latina visualizza / nascondi tutte le località
Castelforte

Caratteristiche del vestito

3696.jpgIl Gruppo folk “Glio Ventrisco” si propone con le proprie danze e coreografie di rappresentare usi e tradizioni della propria terra. Due sono i vestiti utilizzati dai nostri antenati. Il vestito delle feste utilizzato dalle donne nei primi del ‘900 era impreziosito da particolari rigami fatti a mano oppure ad uncinetto o tombolo. La camicia detta “Cammisa” era di cotone o mussola bianca che riportava un ricamo detto “Marra” con fili bianchi blu o rossi. In occasione dei matrimoni la camicia presentava una decorazione ad intaglio con piegoline laterali e un ricamo verticale dietro la schiena. Il corpetto di velluto nero serviva da sostegno al busto su cui veniva posta una gonna a pieghe o sottanino di tonalità diverse dal chiaro allo scuro, utilizzando per lo più il verde, il marrone e il nero in caso di lutto. La “Scolla” era un fazzoletto triangolare spesso di seta o stoffa leggera che dava un tocco di eleganza al vestito. Il panno rosso era di panno-lencio rosso e non era solo una componente estetica del vestito, ma una vera e propria tasca in cui si ponevano degli oggetti da portare con se durante un tragitto di strada più o meno lungo. Per finire il mantesino o “sinale“ era il grembiule di velluto nero, finemente rifinito con rigami vivaci. La biancheria intima che veniva posta al di sotto del costume consisteva in un mutandone di cotone o di mussola bianca, che dalla vita arrivava al di sotto del ginocchio; all’estremità era rifinito con ricami ad intaglio o merletto all’uncinetto, in modo da essere notato e apprezzato durante i movimenti, e in fine vi era la sottana. La particolarità del costume era la “Tovaglia”, un copricapo di mussola bianca rifinita con ricami ad intaglio e pizzo a tombolo, molto dura perché veniva inamidata con amido di riso e piegata a forma di cappello, con sotto una pettinatura intrecciata.

 

L’altro costume tipico era quello usato durante i lavori in campagna, costituito da stoffe più umili e leggeri con il sottanino (gonna) a fiorellini o a puntini di colore blu o nero. I calzini di pelle di vacca sostituivano le scarpe tradizionali dette cioce o cioceri.
Il vestito utilizzato dagli uomini era costituito da una camicia bianca con merletti intorno al collo e ai polsi, un gilet di colore nero con un ricamo davanti, pantaloni di colore nero, fermati da una cintura di colore nero che serviva anche per tenere stretto qualche oggetto che portavano con se, un mantello molto ampio in modo da avvolgersi durante i giorni di freddo e in fine le scarpe. Proprio per la particolarità di non portare i cioceri ma la scarpe gli uomini di Castelforte venivano chiamati “Scarpini”.