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TURISMO

Informazioni culturali del territorio


 
ABBAZIA BENEDETTINA DI FARFA A FARA IN SABINA (RI)
 
Categoria: Beni culturali materiali » Le Abbazie

Località interessate

Provincia di Rieti visualizza / nascondi tutte le località
Fara in Sabina

Storia e caratteristiche

Storia

Il complesso sorge in un'area già frequentata in età romana (forse proprio sopra un tempio pagano dedicato alla dea Vacuna), come testimoniano i ritrovamenti archeologici conservati sotto la chiesa, attestanti il nome dell'Imperatore Commodo (177 - 192) su di una iscrizione.
L'attuale Abbazia venne costruita sulle vestigia di una antica basilica fondata dal Vescovo Lorenzo alla metà del VI secolo, devastata dai Longobardi poco più tardi; torna alla luce nel 680 grazie alla protezione del Duca di Spoleto Faroaldo II e del papa Giovanni VII, per opera di Tommaso di Maurienne.

Essendo posizionata strategicamente, l'Abbazia visse momenti di splendore e di decadenza per i continui assalti. Dopo il fertile periodo sotto i Carolingi, ed in particolare con l'Abate Sicardo (830 - 841), venne infatti attaccata dai Saraceni nell'891.
Dopo 7 anni di resistenza, l'Abate decise di cedere ed abbandonare il Monastero al popolo invasore,  il quale lo portò alla completa rovina.

L'Abate Raffredo, succeduto al precedente, si rinsediò quindi nel complesso; ma è solo con la discesa di Ottone I, nel 967 circa, che l'Abbazia tornò in piena attività, fino a rifiorire con l'Abate Ugo (997 - 1039), grazie anche alla riforma cluniacense, da lui perseguita.

Con Berardo I (1047 - 1089) Farfa riassunse i caratteri di Abbazia imperiale e nella lotta per le investiture si schierò contro i Papi e a favore di Enrico IV ed Enrico V; questo comportò, per motivi di sicurezza, l'allontanamento volontario dei monaci che, nel 1097, decisero di trasferire il complesso abbaziale sul sovrastante monte Acuziano, dove ancora oggi sono visibili le imponenti rovine dell'opera costruttiva iniziata e mai terminata.

Per comprendere il potere che l'Abbazia aveva in quel periodo basti leggere la lista dei suoi possedimenti territoriali: le zone di S. Eustachio e Palazzo Madama in Roma, il porto di Civitavecchia e una parte della città, Viterbo, Tarquinia, Orte, Narni, Terni, Spoleto, Assisi, Perugia, Todi, Pisa, Siena, Camerino, Fermo, Ascoli, Senigallia, Osimo, Chieti, Tivoli, il territorio aquilano, il Molise.

Ma, successivamente al Concordato di Worms del 1122, l'Abbazia passerà sotto la giurisdizione papale, con conseguente perdita di influenza politica ed economica; con l'Abbate Adenolfo (1125) si sancì ufficialmente la totale sudditanza.
I pontefici, spesso, avocarono alle loro finanze le risorse dell'Abbazia, i cui conti venivano controllati da amministratori pontifici o da altri abati vicari. All'inzio del XV secolo, Bonifacio IX, costituì il complesso in commenda al Cardinal nipote Francesco Tomacelli che vi introdusse monaci tedeschi.
In seguito divenne commenda degli Orsini, nel 1567 vi entrarono i Cassinesi e la commenda passò ai Farnese, poi ai Barberini e infine ai Lante della Rovere.

Nel 1769 la carica di Abate di Farfa fu affidata al vescovo della Sabina.

Nel 1798 Farfa subì il saccheggio dei Francesi, nel 1841 venne soppressa la commenda abbaziale e nel 1861 venne confiscata da parte dello Stato italiano, divenendo proprietà privata.
Dagli anni '20 del 900 l'Abbazia fu ricostituita dalla congregazione cassinese e vi si trasferirono i monaci benedettini dell'Abbazia di S. Paolo fuori le mura.

 

Caratteristiche

Alcuni reperti archeologici divennero materiale di riutilizzo nella costruzione dell'Abbazia stessa, oltre a notevoli opere di arte classica ora conservate in strutture museali (ara romana utilizzata come pozzo del chiostro e due sarcofagi, attualmente al Museo Archeologico e nella Chiesa di San Bernardino a Perugia).

In alcuni casi, le famiglie nobili che ebbero in affidamento il monastero, ne migliorarono le strutture: la famiglia Orsini fece costruire l'attuale chiesa consacrandola nel 1496, i Barberini riordinarono e ampliarono il borgo, in larga parte utilizzandolo per le due ricorrenze del 25 Marzo e dell'8 Settembre, rispettivamente l'Annunciazione e la festività della Vergine alla quale è dedicata l'Abbazia.

Si entra nell'Abbazia attraverso un portale tardo romanico con aggiunte gotiche di Anselmo da Perugia (XV secolo), dove nella lunetta è presente un affresco rappresentante la Madonna col Bambino e santi.

A sinistra domina una grande torre merlata detta Il Palazzaccio.

 

Basilica - Chiesa Santa Maria

La chiesa, ricostruita nel 1492 dal Cardinale Orsini, è orientata nella direzione opposta rispetto la precedente basilica menzionata.

L'interno, a tre navate, ha come decoro una semplice facciata tripartita, corsa da paraste, con un portale gotico di tipo nordico, dove nella lunetta è presente un affresco rappresentante la Madonna col Bambino, santi e committenti (stile di scuola umbra del tardo XV secolo).
Nelle murature della facciata, nel timpano e ai lati del rosone, sono inseriti frammenti di sarcofagi paleocristiani e una parte della fronte di uno romano con scena dionisiaca.
Le tre navate sono divise da colonne di granito e cipollino provenienti da edifici romani della zona sabina; i capitelli sono in stile ionico a sinistra e dorico a destra.
Il presbiterio poligonale è illuminato da grandi finestre gotiche.
Nel transetto e davanti all'altare maggiore è visibile, in parte, il pavimento cosmatesco. Inoltre, sempre nell'area del transetto, sono riaffiorati durante le prolungate campagne di scavo (1925 - 1964), un tratto del pavimento carolingio e frammenti originali del transetto sinistro, nonché un muro laterale perimetrale post costruzione carolingia. Altri resti musivi e un bassorilievo con i simboli dei 4 Evangelisti (IX secolo) costituiscono il basso pulpito attuale.
L'acquasantiera è rinascimentale di ispirazione nordica.
Il coro ligneo dell'abside è del primo Seicento.
La navata mediana ha un soffitto a cassettoni del 1494 con lo stemma degli Orsini in un riquadro al centro della navata, di color oro e azzurro.

 


Affreschi

Sulla facciata interna è presente un grande olio su muro rappresentante il Giudizio Universale, dipinto nel 1561 dal pittore fiammingo Henrik van der Broek.
L'abside e le navate minori sono decorate da affreschi del XVI e XVII secolo rappresentanti Storie della Vergine, Santi e Storie bibliche; seguono, nella prima cappella a destra, una Crocifissione (copia da Francesco Trevisani, oggi conservata nella chiesa di San Silvestro tra Capite a Roma), nella seconda una Madonna col Bambino e due Angeli detta Madonna di Farfa, venerata tavola del XIII secolo, ricoperta (nel XIX sec.) da una lamina d'ottone sbalzata che lascia visibili solo i volti.
Le tre cappelle della navata di sinistra portano la firma di Orazio Gentileschi e dei suoi allievi. Del maestro sono le tre tele raffiguranti S. Orsola (prima cappella), Madonna col bambino (Il capp.), Crocifissione di S. Pietro (III capp.), mentre degli allievi sono gli affreschi che arredano l'interno delle cappelle e che raffigurano episodi di storia sacra.
Nella cappella di sinistra del transetto si succdono le figure dei fondatori dell'Abbazia di Farfa: San Tommaso di Morienna e San Lorenzo Siro. Nel soffitto del transetto e nel coro vanno attentamente osservate le poco consuete (per un luogo sacro) grottesche della scuola degli Zuccari.
Presso la porta della Basilica, nel transetto e nell'abside sono tornati alla luce interessanti resti di un tratto di parete affrescata con un'immagine di abate (il cosiddetto Arcosollo di Altperto) identificato con S. Lorenzo Siro.

 

Cripta

La cripta è stata costruita a forma semianulare (VII - VIII secolo), nell'atrio della quale vi è un bellissimo sarcofago romano della fine II sec. d. C. con scena di battaglia fra Greci e Persiani, ispirata a schemi che si ritrovano in pitture e rilievi illustranti combattimenti delle Amazzoni o tra Greci e Galati. La Cripta si trova sotto il transetto ed è venuta alla luce durante gli scavi del 1938. Inoltre, sempre all'interno della cripta, vi si trovano resti di affreschi (velari e figure di ecclesiastici) del VIII secolo.

 

Cortile

Il cortile d'ingresso ha una fontana al centro ed è dominato a sinistra dalla grande torre merlata detta "Palazzaccio"; da qui si intravede l'alta parete corsa da lesene del coro quadrato appartenente alla precedente chiesa carolingia. Da qui si apre una porta per il cosiddetto "Chiostrino".

 

Chiostri

Il Chiostrino, o Chiostro Longobardo, conserva bifore romaniche del XIII sec.
Il Chiostro Grande è invece della seconda metà del XVII secolo, vi sono raccolte sculture ed epigrafi romane, oltre a frammenti architettonici appartenuti alle varie fasidi costruzione dell'Abbazia.

 

Biblioteca

Si accede alla biblioteca dal Chiostro Grande, con al centro la statua bronzea di san Benedetto che conserva il ricordo dell'antico Scriptorium. Qui, la Minuscola Romana nello Scriptorium Pharfense diventerà la Romanesca Farfense che troverà gloria nelle opere di Gregorio da Catino (1062 -1133), autore di fondamentale importanza per la storia italiana ed europea del Medio Evo.
La Biblioteca è dotata di oltre 45.000 volumi, tra cui alcuni pregevoli codici, incunaboli e cinquecentine.

 

Museo

Da visitare anche i locali del nuovo Museo, siti al piano terreno, riallestiti in occasione del Giubileo.
Nella Sezione Arcaica sono raccolti i materiali archeologici appartenenti ai popoli che vivevano nell'antica Sabina provenienti dalla vicina località di Colle del Forno.Testimonianza di questa cultura italica è il Cippo di Cures, unico esemplare di epigrafia sabina su pietra della fine VI sec. a.C. Il prezioso reperto, non ancora completamente interpretato, fu rinvenuto nel marzo del 1982 nell'alveo del torrente Farfa.
Nell'appartamento abbaziale si trovano, tra gli altri, una lapide funebre marmorea che ricorda la morte dell'Abate Sicardo, un cofanetto in avorio di scuola amalfitana della seconda metà dell'XI secolo, una tela del primo Cinquecento rappresentante la Vergine col Bambino e un Angelo di Antonio Ripatta e due tavole opistografe di fine Quattrocento rappresentanti S. Lorenzo Siro e S. Benedetto e S. Tommaso di Morienna e San Placido di uno scolaro di Antoniazzo Romano.