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TURISMO

Informazioni culturali del territorio


 
POPOLO DEGLI AURUNCI
 
Categoria: Beni culturali immateriali » Gli antichi popoli italici

Località interessate

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Spigno Saturnia, Castelforte, Santi Cosma e Damiano, Minturno
Provincia di Frosinone visualizza / nascondi tutte le località
San Giorgio a Liri, Vallemaio, Sant'Apollinare

Le Origini

Il problema delle origini è piuttosto complesso. Tralasciando le identificazioni poetiche che vedono la presenza degli Ausoni in quasi tutta l’Italia sud peninsulare, questi sembrano originariamente diffusi in gran parte della Campania costiera e in quella interna centrale e settentrionale.
Questo territorio, che gli storici romani denominavano come Latium adiectum (aggiunto) o Novum (nuovo) per distinguerlo da quello Antiquum, area di origine dei Latini, aveva come limiti  a Sud/sudest il fiume Liri (sia Strabone che Plinio lo pongono a Sinuessa tra il Liri e il Volturno); a Nord/nordest la corona di colline e montagne che dividevano il territorio da quello dei Sanniti.
L’iniziale occupazione, nel periodo compreso tra il Paleolitico e il Neolitico, del territorio fu caratterizzata da piccoli nuclei a carattere famigliare, o clan, accastellati sulle colline sovrastanti la pianura del Garigliano, moderatamente difesi e con santuari come luoghi di aggregazione interna e mai rivolti verso le culture circostanti neanche come luoghi di scambio commerciale
Nel periodo che va dal Bronzo finale alla prima età del Ferro si riscontra un progressivo isolamento degli Ausoni, di ceppo Osco, forse per il coinvolgimento nelle complicate vicende del loro territorio che li videro costretti ha contrastare le invasioni che colpirono il loro territorio. Difatti intorno alla metà del primo millennio a.C. iniziarono dei flussi migratori; le popolazioni di ceppo etrusco avanzarono verso il  Sud Italia spingendo i popoli Sanniti verso i territori dei Volsci, dal Sud verso Nord risalirono le popolazioni di origine Greca. I Volsci trovandosi così stretti tra queste due forze contrapposte, nel V sec. a.C. diedero, a loro volta seguito ad una migrazione che incuneandosi tra le popolazioni del Lazio meridionale, causarono l’ulteriore isolamento degli Ausoni. Alcuni autori ritengono al riguardo che gli Etruschi e gli Ausoni siano stati i primi abitanti della penisola: infatti, l’Italia era indicata come “Ausonia” dai naviganti di altri lidi che vi approdavano. All’inizio dell’età del bronzo (verso il 2000 a. C.), questo territorio subì l’invasione di popolazione venute dal nord attraverso le Alpi. Gli invasori sottomisero gli autoctoni ma poi nel corso dell’età del bronzo e del ferro, si fusero insieme e intorno al 1000 si denominarono Ausoni e cioè popoli dell’Aurora e del Sole. L’Italia ha subito diverse invasioni nel corso della storia e quindi, nella nostra popolazione, sono presenti i geni delle varie razze avvicendatesi nella penisola. Gli Ausoni vivevano in capanne in genere fatte di cane e di tronchi d’albero e coperte di paglia o frasche, riunite in piccoli nuclei o villaggi a carattere familiare sparsi sulle pendici delle colline della zona del Garigliano. I vari villaggi vivevano in maniera autonoma nel proprio spazio. Pur non essendo legati da una forma di organizzazione sociale, mantenevano fra di loro rapporti abbastanza stretti dipendenti dai comuni interessi di vita e dalla comune necessità di difesa verso l’esterno.
Successivamente, sotto la spinta della necessità di difendersi, nelle diverse comunità subentrò la tendenza a riunirsi in città Stato, aventi una propria organizzazione più adatta alle varie esigenze delle comunità esistenti. Con il tempo vennero a formarsi cinque città-Stato, recintate e sbarrate con porte: MINTURNO (poi Traetto, ora ancora Minturno), AUSONA (poi Le Fratte, ora Ausonia), VESCIA (Ora Castelforte e SS. Cosma e Damiano), SUESSA (cui fu aggiunto l’appellativo Aurunca) e SINUESSA (ora Mondragone). Tra di loro istaurarono stretti rapporti commerciali, politici e soprattutto di mutua assistenza in caso di pericolo. Il rapporto esistente fra le cinque città viene elevato a livello di una vera e propria Confederazione che dal Tommasino viene denominata “Pentapoli Arunca”. Delle cinque città, la più importante era Vescia, lo dimostra il fatto che su di essa si sono modellati i toponimi della zona: l’attuale pianura del Garigliano era lo “Ager Vescinus”, i Monti Aurunci o Ausoni erano i “Montes Vescini” e le terme di Suio le “Aquae Vescinae”. Intorno al V secolo a. C. gli Ausoni cominciarono ad essere designati, con etimo latino, “Aurunci” per cui le due locuzioni “Ausoni” ed “Aurunci” si equivalgono.
Le prime notizie scritte del popolo Aurunco, da valutare nel contesto mitologico delle opere che le riportano, si desumano da Virgilio e Orazio. Terra di vini, oltre di ulivi e di biade, qeulla degli Aurunci. Infatti i vini di questa zona sono stati cantati da Virgilio, Orazio e Tibullo: il “Falernum” il “Caecubum”, il “Massicum” e il “Petrinum”, vini che ai tempi dei romani si potevano gustare nelle numerose taverne. Ma non slo erano agricoltori ma anche guerrieri.
In piena mitologia ci portano le tradizioni sorte intorno alla fondazione delle suddette città ausone. Ausona vantò il proprio eponimo in Ausone o Ausonio, figlio di Ulisse e di Capypso. Sinuessa, cioè seno di Vescia, avrebbe avuto. Suessa di disse fondata da Ercole. Vescia trova la sua radice nell’ausonica divinità Vesona, Vesunna o Vesulia, che sarà poi la Vsta romana; nomi che si rifanno al prefisso “ves” che nel primitivo linguaggio tirreno, pare indicasse “il fuoco endogeno”, da cui l’appellativo Vesuvius dato al vulcano che costituì la peculiare caratteristica della Campania. Minturno riconette il suo etimo al “minotauro” il dio solare cretese.
Nel corso del VII secolo a. C., contro le città Ausone venne a profilarsi il pericolo dell’invasione degli Etruschi, che stanziati nell’alto Lazio e nella Toscana cercavano di costituire un dominio ininterrotto dall’Etruria alla Campania, che per la feracità del suolo e per la mitizza del clima, costituiva un obiettivo di rilevanza politica e economica. Ma il loro tentativo fu stroncato dai Cumani e dai Latini nel 506 a. C., e successivamente anche dai Sanniti.
Nel corso dei secoli VI e V a. C., all’orizzonte degli Ausoni si profila un ben più grave pericolo e cioè quello connesso al disegno strategico di espansione verso il sud, concepito da Roma, con l’intento di entrare in possesso della “Campania felix” che poteva rappresentare il futuro granaio di Roma. Per attuare tale disegno l’esercito romano, nel periodo compreso tra il 503 e il 341 a.C., svolse una serie di campagne militari con lo scopo ultimo di debellare i tre popoli che si opponevano a questo intento e cioè i Volsci, gli Equi (stanziati tra il lago del Fucino e l’altra valle dell’Aniene) e gli Aurunci-Ausoni che erano designati come gli eterni nemici di Roma. Intanto i Romani, i quali mascheravano il loro disegno di espansione sotto la più plausibile motivazione che il possesso della Campania era di loro spettanza quale eredità dello sconfitto popolo etrusco, si trovarono di fronte i Sanniti che contrastavano decisamente tale pretesa ritenendo di essere più qualificati per ottenere la supremazia su tale regione finitima al loro territorio. La guerra sannitica si è svolta con alterne vicende, in tre fasi tra il 343 e 290 a.C.