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TURISMO

Informazioni culturali del territorio


 
POPOLO DEGLI AURUNCI
 
Categoria: Beni culturali immateriali » Gli antichi popoli italici

Località interessate

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Spigno Saturnia, Castelforte, Santi Cosma e Damiano, Minturno
Provincia di Frosinone visualizza / nascondi tutte le località
San Giorgio a Liri, Vallemaio, Sant'Apollinare

Lo scontro con i Romani

Tra il VII e il VI sec a.C. l’area del bacino del Garigliano, come si è appena visto, trovandosi ancora fuori dalle rotte maggiori di scambio culturale e economico, è in una fase di arretratezza. Tra il V e il IV sec. a.C. gli Aurunci videro quasi favorevolmente l’arrivo dei Romani con i quali strinsero una sorta di alleanza che fu  subito disattesa dai Romani che cominciato il piano di espansione, iniziarono col saccheggiare i territori Volsci, Equi, Aurunci trovandosi poi di fronte i Sanniti. Alla fine della proima guerra Sannitica, i Romani dichiararono guerra ai Latini e ai loro alleati gli Aurunci. Secondo quanto ci tramanda Livio la battaglia principale tra la coalizione Latino-Aurunca e i Romani si combatte nei pressi del Vesuvio sulla via dei Veseri, con i Consoli Tito Manlio Torquato e Publio Decio Mure  che vinsero grazie ad una accorta tattica militare. Si sa inoltre che gli sconfitti si rifugiarono a Vescia e a Minturno, dove il loro comandante Numisio si riorganizzò chiedendo l’invio di uomini da parte dei Latini e dei Volsci, ma durante la battaglia di Trifano furono sbaragliati. Sull’interpretazione di questo racconto di Livio, lo storico G. Tommasino da una versione diversa nata da un’analisi dei fatti ben precisa: il Tommasino trova strano che i Romani accampati a Capua ed i Latini e gli Aurunci che si trovavano nei territori di quest’ultimi si andassero a scontrare alle falde del Vesuvio e che gli sconfitti poi tornassero indietro per rifugiarsi a Minturno. Egli avanza l’ipotesi che il termine Vesuvio indicasse un vulcano in generale e non quello attualmente noto, identificando, così, il luogo della battaglia alle falde del vulcano di Roccamorfina che si trova a metà strada tra Capua e i territori Aurunci. Durante la seconda guerra Sannitica le tre città di Vescia Minturno e Ausonia erano rimaste neutrali perché la classe dei patrizi era favorevole ai Romani mentre il popolo Aurunco voleva schierarsi con i Sanniti, ma nel 314 a.C. i Romani distrussero, grazie al tradimento, le tre città, mettendo fine alla breve storia della Pentapoli Aurunca. Nel 314 a.C. accade l’avvenimento più gravido di conseguenza per il popolo aurunco. Nel corso della seconda guerra sannitica (321-306 a.C.), le città di Vescia, Minturno ed Ausona erano incerte sul come comportarsi se le truppe romane si fossero avvicinate: l’incertezza degli Aurunci era dovuta al fatto che le classi nobili delle tre città erano più favorevoli ai Romani che ai Sanniti mentre la plebe parteggiava per quest’ultimi. Sta di fatto che le tre città furono tradite proprio da alcuni appartenenti alla nobiltà delle città stesse. La gente degli Ausoni fu distrutta e da questo momento la vita delle popolazione scampate alla strage si fonde con la storia di Roma. Una volta inseriti nella organizzazione romana e affievolitosi il carattere unitario degli Aurunci della Pentapoli, ciascuna città pone in essere un proprio modo di vivere secondo le peculiari tendenze e caratteristiche di ciascuna di esse. Suessa Aurunca diventa un fiorente Minicipio e viene designato da Ottaviano con il nome di “Colonia Julia felix classica”. Anche Sinuessa risorge a nuova vita e diventa uno conosciuto e frequentato luogo di villeggiatura e di impianti termali, sede di numerose ville di patrizi romani dei quali alcuni appartenenti alla casa imperiale Giulio-Claudia. Minturno punto di passaggio obbligato per chi doveva recarsi in Campania e oltre, attraverso l’Appia, divenne un fiorente centro come testimoniano i resti della città romana. Anche Suio, l’antica Veseri, durante l’età imperiale romana, ebbe un notevole sviluppo e venne frequentata dai romani cui erano note le virtù terapeutiche delle sue acque. Di Vescia ed Ausona non solo non si è avuta più alcuna notizia, ma di esse non si conosce neanche il sito ove erano edificate.