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TURISMO

Informazioni culturali del territorio


 
POPOLO DEI SABINI
 
Categoria: Beni culturali immateriali » Gli antichi popoli italici

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Tarano, Casperia, Collevecchio, Fara in Sabina, Magliano Sabina, Configni, Montasola, Selci, Stimigliano, Roccantica, Cantalupo in Sabina, Torri in Sabina, Montebuono

Le necropoli

4307.jpgA Camporeatino fu identificata nel 1929 una necropoli, da cui vennero riportati alla luce interessanti reperti archeologici databili all'età del ferro (IX sec. a.C.). Tra questi, va segnalata per importanza e per integrità di conservazione un'urnetta cineraria a capanna, che documenta la presenza nel territorio sabino di una cultura dedita alla pratica dell'incenerimento.
Il manufatto fittile ha infatti la funzione di conservare le ceneri di un defunto, custodendole all'interno di un parallelepipedo che riproduce le forme di una casa dalle pareti squadrate, dal tetto a due spioventi, la cui porta d'accesso - collocata in facciata - è chiusa mediante un rudimentale, efficace chiavistello.
L'analisi della forma e della funzione della piccola urna di terracotta consente di attribuire al popolo sabino stanziato lungo le rive del lacus Velinus delle caratteristiche singolari, che riguardano sia l'organizzazione della vita sia il rituale di sepoltura dei defunti.

La pratica dell' incinerazione è messa in atto dai popoli indoeuropei che intendono così sottrarre al disfacimento i resti dei cadaveri, riducendoli in cenere. Le ceneri sono poi custodite in vasi sigillati (urne o canopi), che riproducono le sembianze dei defunti o delle loro abitazioni terrene, così da scongiurare la conservazione e la consegna della memoria del singolo individuo, ridotto ai minimi termini, all'eternità. I popoli inceneritori hanno credenze religiose dominate dal senso della brevità della vita terrena e dall'aspirazione alla vita eterna.
I popoli inumatori, coloro cioè che seppelliscono i morti in tombe ipogee, sia individuali che collettive, restituiscono i cadaveri al ciclo incessante della natura, lasciando che si decompongano e che diano così luogo ad altre forme di vita vegetale ed animale.
Le tombe sotterranee, scavate nel terreno, sono in genere orientate lungo l'asse Est/Ovest, a simboleggiare la conclusione del cielo vitale dell'individuo che ripercorre il cammino apparente del sole. Il defunto viene deposto nella tomba munito del corredo funerario, cioè con gli abiti e gli arnesi tipici della sua condizione (armi, se si tratta di un guerriero, gioielli e strumenti da cucito e tessitura, se si tratta di una donna, giochi di terracotta e d'osso se si tratta di un bambino).
Il viso e gli arti del defunto sono spesso cosparsi di terra ocra, il cui colore rossastro evoca la vita trascorsa e rappresenta un ultimo augurio di vita eterna.

La posizione della città è stata a lungo oggetto di discussione. Resti di centri abitati sono stati identificati da ricerche sulla collina di Casacotta nel territorio comunale di Montelibretti (RM) e si riferiscono ad un centro fiorito tra l'VIII e il VI secolo a.C., privo di strutture difensive. Alla città doveva anche appartenere la necropoli di Colle del Forno, scoperta negli anni settanta, con tombe a camera scavate nella roccia e dotate di corridoi di accesso (dromoi) e con loculi per le deposizioni nelle pareti, che hanno restituito ricchi corredi. Nel III secolo a.C. la necropoli venne abbandonata ed utilizzata per lavori agricoli, che provocarono il crollo delle tombe. Fu effettuato un rito di desacralizzazione sacrificando numerosi animali, anfore di vino e vasetti con unguenti, che vennero sotterrati in una grande buca nel terreno.

Scavi recenti a Magliano Sabina, hanno riportato in luce la cosiddetta "tomba del re", della seconda metà del VI secolo, di grandi dimensioni e articolata in tre camere, ha restituito i resti di un carro, in origine in legno con decorazioni in bronzo e in ferro, un trono in terracotta e quattro calderoni in bronzo. Il defunto era stato sepolto con il rito dell'incinerazione e con uno scettro e un lituo il bastone ricurvo sacerdotale, utilizzato dagli auguri: il ritrovamento getta nuova luce sulla figura del re-sacerdote nella Sabina arcaica.