TURISMO
Informazioni culturali del territorio
Torri di Portella
E' una costruzione composta da due torri in mattoni unite da un arco a tutto sesto, sotto il quale, originariamente passava l'antica Via Appia e dunque l'antico tracciato del pellegrino della Via Francigena. Fin dagli anni antichi esso ha avuto un ruolo importante nel contesto storico del paese, infatti nel 315 a.C. vi furono sconfitti i Sanniti; nel 1400 era ben fortificata che nemmeno il re di Napoli riuscì ad impossessarsene. Nel 1738 Amalia Valburga, figlia del re di Polonia Federico Augusto, vi incontrò il suo promesso sposo, Corrado III di Napoli.
Nel 1768 vi ricevette gli onori Maria Amalia Carolina, arciduchessa d'Austria, e le stesse accoglienze furono ricevute dall' imperatore d'Austria Francesco I, quando si recò a Napoli nel 1849. Questo importante monumento fu, fino al 1870, passo di dogana che segnava il confine del Regno di Napoli. La costruzione risale al 1500, era inizialmente di modeste proporzioni, successivamente fatta ampliare dal ministro Cubon nel periodo dell'invasione francese con un rifugio per la guarnigione ed un muro che prolungava su per la montagna, per un paio d chilometri, per impedire lo sconfinamento.
A ponente del fabbricato, al di sopra dell'arco, c'è l'impronta di una lastra di marmo sul quale c'era inciso il "Giglio" (stemma dei Borboni di Napoli), che nel 194 fu distrutto da una mitragliata di colpi durante una battaglia aerea tra tedeschi ed americani.
Portella segnò fino al 2 gennaio 1920, il confine tra il Lazio e la Campania, il quale fu fissato successivamente sul fiume Garigliano.
Nel 1950, nel dissodare il terreno a levante di Portella, venne alla luce una statua priva di testa che raffigura un uomo che regge la toga con la mano sinistra sul petto, mentre la destra è penzoloni; forse apparteneva ad un sepolcro romano.
A pochi passi da Portella esiste un edificio denominato "Gendarmeria" che era l'alloggio della guardia assegnata a Portella. Il piano terra era adibito a scuderia, mentre il primo piano a camerata. Intorno al 1300 l'edificio fu adattato a chiesa rurale e dedicata a San Tommaso Becket, nella quale sulla parete dietro l'altare era dipinta l'immagine del santo.
Intorno al 1700 la chiesa fu però saccheggiata, poi restaurata e dedicata a San Ferdinando ma mai consacrata. Il 20 maggio 1755, infine, vi seppellirono i briganti Antonio Iannotti ed Antonio Giosafatta Zampa di Monticelli.