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TURISMO

Informazioni culturali del territorio


 
CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE A LENOLA
 
Categoria: Beni culturali materiali » Chiese

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La Chiesa madre di Lenola dedicata alla Vergine Assunta in cielo con il titolo di Santa Maria Maggiore fu costruita nella prima metà del XV secolo, quando Lenola aveva subito un notevole incremento demografico. L'antica chiesa di S. Giovanni Evangelista, infatti, non era più sufficiente a contenere i fedeli. Nel 1574 il titolo fu trasferito sulla chiesa di Santa Maria Maggiore e nel 1602 venne consacrata dal Vescovo di Fondi, Mons. Givanni Battista Comparini. Conserva, soprattutto nella facciata, tracce di strutture gotiche; è sicuramente il monumento più alterato di Lenola poiché, dopo il restauro della fine del XVI secolo, ha subito notevoli modificazioni, interne ed esterne, anche se interventi effettuati di recente hanno cercato di ricuperarne il primitivo aspetto. Internamente la chiesa è a tre navate con nartece e l'incrocio con il transetto avviene ai 3/4 della navata centrale, venendo così a formare la pianta a croce greca. L'altare maggiore, posto nel presbiterio, è dotato di un artistico coro ligneo. Fu qui trasportato dal Monastero di S. Magno in Fondi nel 1807 allorchè, in virtù del decreto di Giuseppe Bonaparte che sopprimeva l'ordine degli Olivetani, il convento restò deserto. Di pregevolissima fattura, databile tra il XVII e XVIII secolo, è formato da sette stalli - in parte appoggiati al muro del presbiterio - e da un inginocchiatoio continuo, costruito da balaustre sagomate che reggono un cornicione. Le spalliere del coro sono suddivise da lesene, decorate con motivi vegetali, mentre i primi due stalli di sinistra sono sormontati da due teste alate. Dal Monastero di S. Magno proviene anche l'ingresso principale, con architrave scolpito. Assai pregevoli erano le due acquasantiere, purtroppo trafugate, risalenti al XVII secolo, poste ai due lati dell'ingresso principale della chiesa. La pala d'altare, restaurata nel 2000, raffigura la Vergine con bambino tra angeli, l'ipostazione iconografica richiama la famosa Salus populi romani conservata nella Patriarcale Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Il tempio in alto è chiuso da una volta a botte, le cui decorazioni sono andate perse durante gli eventi bellici della II guerra mondiale. Sul transetto si conservano due quadri: uno raffigurante la Vergine che offre a devoti personaggi lo scapolare e l'altro San Carlo in orazione davanti al Crocifisso. Entrambe le tele restaurate di recente sono di autori ignoti e sicuramente sono state commissionate da Confraternite esistenti all'epoca nella Parrocchia. La navata di destra conserva, due quadri, uno dedicato alla Madonna della Civita (XIX secolo), l'altro, sicuramente più interessante da un punto di vista iconografico, raffigura la Vergine e le Anime dei Purgatorio, anch'essi di autori ignoti sono stati di recente restaurati.
Nella parte sottostante il campanile c'è il fonte battesimale opera di artigianato locale in pietra del XVII secolo. La navata sinistra, dalla quale si accede alla sagrestia, conserva un'opera assai importante sotto l'aspetto artistico e storico: un paliotto, posto sotto l'altare dedicato ad un santa martire. Subito vicino alla sagrestia troviamo un pregiato quadro del Crocifisso, copia della famosa opera dell'artista Guido Reni conservata nella Basilica di san Lorenzo in Lucina a Roma. Le due navate laterali terminano ciascuna con una cappella: quella di destra è dedicata al Sacro Cuore mentre quella di sinistra a San Giovanni Battista, patrono della città. La Chiesa conserva altre opere pittoriche, vasi e paramenti sacri preziosi tanto da poter parlare di un vero e proprio tesoro. Un capitolo a parte merita l'archivio storico della Parrocchia: formato da pergamene, manoscritti, registri, e altre carte. Il documento più antico conservato risale al 1300. La soprintendenza archivista del Lazio ha dichiarato l'archivio di interesse storico nazionale e l'ha posto sotto la propria tutela. Da alcuni anni è iniziato il riordino dell'archivio e il restauro dei documenti maggiormente deteriorati. Terminata l'opera di riordino e classificazione dei documenti l'archivio potrà essere aperto agli studiosi.