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TURISMO

Informazioni culturali del territorio


 
CURES A FARA IN SABINA
 
Categoria: Beni culturali materiali » Aree Archeologiche

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Fara in Sabina

Cures Sabini, denominata anche Cures o Curi, è un' antichissima città fondata dai Sabini. Delle Antiche città Sabine: CURES, ERETUM, TREBULA MUTUESCA E FORUM NOVO la prima in ordine di importanza è senza quella di maggiore importanza.

La sua fondazione ha forti affinità con quelle di Roma: Modius Fabidius, fondatore, sarebbe stato generato da una fanciulla del popolo degli Aborigeni congiunta con il dio Quirino. Modio Fabidio instituì la sua città e le pose il nome di Curis, che in lingua sabina significava "lancia". Fu la residenza del re sabino Tito Tazio, sotto il cui regno si colloca il ratto delle Sabine ed il successivo accordo tra i popoli italici Romani ed Sabini; fu anche il luogo di origine del secondo re di Roma, Numa Pompilio, e del quarto, Anco Marzio, suo nipote. Posta sulla via Salaria nella Sabina tiberina, successivamente decadde fino a diventare, in epoca augustea, un modesto villaggio.

I resti di Cures si trovano in contrada Santa Maria in Arci. La città antica doveva occupare l'intero colle a sud di Fara, circondato dai due torrenti che confluiscono nel Tevere.  Scavi recenti hanno messo in luce una parte del foro e delle strutture pertinenti agli edifici pubblici e ad alcune strade.

Cures fu teatro del “ratto delle Sabine” episodio sicuramente leggendario ma che testimonia la fusione , dopo varie guerre, del popolo romano con quello sabino, sancita da matrimoni e accordi politici che prevedevano l’avvicendarsi, alla guida di Roma, di re, provenienti dai due popoli: Numa Pompilio, secondo re di Roma ,veniva infatti da Cures. Cures era una città che oltre al centro, presentava agglomerati di abitazioni distribuiti in un'area piuttosto vasta che da Passo Corese arrivavano quasi fino a Farfa. I principali edifici pubblici di Cures erano il foro, il tempio, le terme, un teatro ed un anfiteatro.

La costruzione tipica di Cures era la fattoria, poi soppiantata dalle ville rustiche: una realtà completamente diversa, con metodologie di produzione più avanzate, basate su una ferrea divisione di compiti tra un grande numero di liberti salariati da una parte, ed il proprietario della villa dall’altra parte della casa, che godeva del territorio e dei suoi frutti soprattutto durante i mesi estivi.

Si sviluppano in questo periodo coltivazioni di qualità: olive (ricordando la qualità detta Sergia, chiamata dai Sabini Regia, identificabile con l’odierna Raja),la produzione di olio, della vite e alberi da frutto (soprattutto pesche).

Molto affermato era anche l’allevamento, soprattutto riguardo la transumanza, che seguiva percorsi ben precisi: uno di questi seguiva la Salaria e attraversava il Tevere presso l’odierna Passo Corese (Fara in Sabina).

Attualmente il sito archeologico non è visitabile.