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BORGO DI TREVI NEL LAZIO
 
Categoria: Beni culturali materiali » I Borghi

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Trevi nel Lazio

2013-05-18

Leggende

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IL FANTASMA DEL CASTELLO

Spesso gli antichi manieri sono legati a storie e leggende di fantasmi.

Ora raccontiamo una leggenda di fantasmi ambientata al castello di Trevi.

Era una fredda serata d’inverno,il buio era già calato sulle case e sui campi. Il vento freddo da est,sferzava la vallata con ululanti gelide folate. La povera gente infreddolita rincasava,desiderosa di coricare le stanche membra dopo un’altra giornata di duro lavoro. Ormai nelle povere case tutti si accingevano a spegnere i lumi e a coprire con la cenere quella poca brace rimasta nel camino che sarebbe servita per riavviare il fuoco il giorno seguente. Ad una ad una,le poche luci del paese si spensero. Trevi sembrava proprio un paese fantasma. Tutto ormai era avvolto da un profondo silenzio interrotto dai sibili furiosi del vento,quando all’improvviso si sentì,in direzione del castello,un boato assordante seguito da un respiro intermittente,profondo,affannoso e poi tanti rumori simili a rantoli strani ed incomprensibili. Tutti impauriti saltarono dal letto,chiedendosi cosa fosse stato e invitandosi reciprocamente a stare calmi. Ad uno ad uno,i lumi delle case si riaccesero,come luci di un presepe. Qualcuno impaurito fece capolino dall’uscio di casa. I più coraggiosi uscirono per strada,controllarono dietro gli angolo,dietro le siepi. Niente. Una donna alla finestra azzardò:”E’ stato il fantasma del castello!” Tutti furono d’accordo. “Si si,è stato il fantasma del castello!”

D’altronde,da chi,da che cosa poteva venire quel respiro affannoso e cavernoso se non da un fantasma? Un fantasma che magari era tornato per riappropriarsi del proprio territorio e dei suoi luoghi minacciati dall’intrusione di estranei!? Ma si si era un fantasma,il fantasma del castello. Tutti tornarono a casa preoccupati e impauriti. Nessuno quella notte riuscì a chiudere occhio.

La mattina seguente le discussioni ripresero più insistenti:” Il fantasma si,ma il fantasma di chi?” Il castello,in epoca,medievale era stato abitato da tanti cavalieri,feudatari,padroni cattivi e prepotenti. Tra loro c’erano stati dei combattimenti e lotte sanguinose. Molti di loro erano morti in modo violento.

E allora forse c’era di più di un fantasma nel castello!Si,si, tutti quei rumori non erano altro che i segnali di una lotta tra fantasmi per il castello. E allora,che fare? Uma vecchietta suggerì:”Chiamiamo un prete che venga a ribenedire il castello”. Tutti approvarono la proposta. Tre donne intraprendenti si recarono subito dal parroco. Quest’ultimo già aveva notato che nel paese c’era qualcosa di strano,una certa agitazione. Ascoltò i fedeli e,anche se un po’ scettico,prese gli arnesi sacri(crocifisso,vangelo,acqua santa..)e si avviò verso il castello seguito da un numero sempre più crescente di curiosi. Tutti timorosi,impauriti e in trepida attesa si raccolsero in preghiera. La tensione e la preoccupazione erano alle stelle. E mentre il prete pronunciava le parole della benedizione e si apprestava a spargere acqua santa,un uomo spaccone,fanfarone e strafottente lanciò con forza,attraverso una finestra,una grossa pietra dentro il castello dicendo:”Fantasma se hai coraggio,esci fuori?” E sorpresa,forse per l’acqua santa o forse per il lancio della pietra,un grosso gufo,con un rumore di ali sbattute violentemente,svolazzò via altrove. Tutti un po’ delusi ma sollevati e tranquillizzati,esclamarono:”Ohhhhhh!!!Ma era slo un barbagianni!?

Ma a una donna rimasero molti dubbi:”Si,si,sembra un barbagianni. Ma per me è “jo spirdo”di qualche disgraziato che è scappato per paura dell’acqua santa. “Spirdo” o barbagianni????Chissà!?!?!’

 

LA PENTEMA

Viveva,tanti anni fa,a Trevi una donna sposata senza figli di cui tutti avevano un po’ paura. Il marito,pastore,spesso la sera non tornava a casa dal lavoro. Preferiva dormire nel pagliaio della stalla per fare la guardia al suo gregge minacciato dai lupi e dai ladri. Della donna si dicevano tante cose a cui il marito non aveva mai voluto credere. Soprattutto si diceva che fosse una strega che usava pozioni,formule magiche per fare incantesimi,procurare il malocchio. Qualcuno diceva di averla vista attorcigliare ramoscelli con ciocche di capelli di persone verso cui indirizzare il maleficio. Qualcun altro raccontava di averla vista entrare in una stalla,fare con la criniera dei cavalli dei nodi che non si riusciva più a sciogliere. Inoltre,la donna si era fatta la fama di iettatrici:in sua presenza le mucche partorivano vitelli morti;gli asini e i muli che portavano la soma ruzzolavano a terra ecc. Molti si spingevano a dire,addirittura,che era una diavolessa che di tanto in tanto si trasformava in gatto,in serpente ecc..Erano voci,solo voci.

Molti,tuttavia,le prendevano sul serio e avevano anche paura di pronunciare il suo nome per non diventare oggetto di malefici. Secondo le dicerie,la donna approfittava delle continue assenze del marito per fare la strega,preparare pozioni,fare malefici. Nelle rare volte che il marito stava a casa si comportava,invece,come una “santa donna”. Ma un giorno cosa accadde? Il marito,dopo una giornata di duro lavoro,sistemate le greggi negli ovili,mangiato un tozzo di pane inzuppato nel latte appena munto,si apprestava a coricarsi nel giaciglio del pagliaio. Ma si sentiva strano,un sudore freddo gli copriva la fronte,una strana agitazione lo rendevano nervoso,irrequieto. Disse tra sé:”Forse è bene che questa sera torni  a casa.” Così fece. Preso il tascapane,si diresse verso casa. Giunse che era notte fonda. Forse la moglie non era andata ancora a letto perché la finestra era ancora illuminata da una fioca luce tremolante.

Aprì silenziosamente la porta,entrò piano piano,deciso a fare una gradita sorpresa alla moglie. Salì lentamente le scale e cosa vide? La moglie,ignara della presenza del marito,sollevava in alto due ampolle fumanti,pronunciava parole strane ed incomprensibili,i capelli le si alzavano ispidi sulla fronte,dalle braccia e dal petto,dagli occhi infuocati usciva una luce malefica,dalle dita si allungavano unghie affilate… L’uomo fu preso da sconforto e paura. Allora quel che si diceva della moglie era vero!?! Lasciò cadere a terra il tascapane ed il bastone. Il rumore riportò alla realtà la moglie,che,ormai scoperta,si sentì perduta. Uscì di corsa da casa,corse,corse senza meta. Il marito la rincorreva chiamandola ad alta voce. Ma la donna correva,correva giù per la via dei Forestieri e quando tentò di passare il fiume là dove il Fosso della Foce getta le sue acque nell’Aniene,scivolò su una pietra e cadde. Il fiume la trascinò via fino a quando fu inghiottita dalla cascata nell’orrido e nelle grotte sotterranee scavate dal fiume. Quando il marito sopraggiunse fece ancora in tempo a sentire le sue urla disperate che sembravano dire:”Me pento,mà.” Forse voleva dire:”Mamma,mi pento”?Da queste parole,comunque,il luogo prese il nome di “Pentema”. Altri invece pensarono che la donna fosse un diavolo e che chiamarono il luogo “Ponte delle Tartare”,intendendo Ponte del Tartaro o dell’Inferno.

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