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TURISMO

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MONASTERO DI SANT'ONOFRIO A CAMPODIMELE
 
Categoria: Beni culturali materiali » I Monasteri

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Campodimele

La storia di Sant'Onofrio Anacoreta

Il culto di Sant’Onofrio ebbe origine in Italia ed in Europa al tempo delle crociate, combattute dal XI al XI secolo con l’intento di liberare il Sacro Sepolcro; ma già fra il VII ed il IX secolo, i moti di espansione dei popoli occidentali nel Mediterraneo avevano favorito il recupero e l’esaltazione dei Santi cristiani, che avevano combattuto l’islamismo.

Onofrio è un Santo eremita della Tebaide d’Egitto morto fra la fine del IV e il principio del V secolo, vissuto in povertà e solitudine.

La sua storia ha avuto grande fortuna e diffusione soprattutto nel mondo ecclesiale: la principale fonte è rappresentata dalla Vita greca di Onofrio, opera di Pafnuzio (autore cristiano del IV secolo d.C.: il nome Pafnuziono, di origine copta, significa “Dio mio”), che si presenta sotto forma di racconto. La tradizione greca ne ha conservata, inoltre, una seconda composta da Filoteo, Patriarca di Costantinopoli, e una terza, scritta da Nicola Sinaita, oltre ad un’omelia attribuita a Teofane Cerameo e a tre poemi dedicati a lui da Lanuele Fila.

Non si sa se l’opera di Pafnuzio possa considerarsi originale dal momento che rappresenta il rifacimento di una Vita precedente; indubbiamente ha conosciuto una grande diffusione, come dimostra l’esistenza di diverse recensioni orientali, quali una copta, una armena e un’araba, oltre ad alcune di origine greca: quest’ultime differiscono dal racconto di Pafnuzio solo in piccoli dettagli ma non nella sostanza.

La narrazione dell’autore cristiano si divide in tre parti: il viaggio di Pafnuzio fino all’incontro con Onofrio, la sua iniziazione alla vita eremetica ad opera dell’anacoreta fino alla morte di Onofrio, infine il suo ritorno in Egitto.

Pafnuzio , desiderando rendersi conto della vita degli eremiti, lasciò il monastero in Egitto e vagò in zone desertiche, finché non incontrò un uomo dall’aspetto orribile, con capelli lunghissimi e vestito soltanto di alcune foglie: si trattava appunto di Onofrio.

Questi gli narrò la sua storia: dopo aver vissuto qualche tempo in un monastero presso Ermopolis, nella Tebaide, aveva scelto di andare a vivere da solo nel deserto, dove si trovava ormai da settant’anni, cercando di seguire l’esempio del profeta Elia e di Giovanni Battista. Avendo incontrato un eremita all’ingresso di una caverna, Onofrio fu da questi istruito in trenta giorni sulla vita solitaria ed ascetica e continuò ad andare a visitarlo ogni anno, fino a quando non si trovò a dargli sepoltura.

Alla fine della lunga conversazione, Pafnuzio fu condotto in una caverna a Calidiomea, dove a sua volte assistette alla morte di Onofrio; poco prima di spirare, il vecchio eremita esortò il giovane a ritornare in Egitto per raccontare alla comunità ciò che aveva visto ed udito aggiungendo di non rimanere nella caverna a fare vita solitaria ed austera. Pafnuzio esaudì le ultime parole di Onofrio e tornò.

In Occidente la vita di Onofrio venne conosciuta attraverso alcune tradizioni latine.

Una di queste versioni, che cominciò a circolare in Italia nel XII secolo, narra che Onofrio era figlio di un Re di Persia: questi, avvertito dal demonio in veste di pellegrino che sua moglie stava per mettere al mondo un bambino frutto di adulterio, lo sottopose alla prova del fuoco. Il bimbo però ne uscì indenne e questa fu considerata una prova della sua legittimità.

Il Re fu allora avvisato da un angelo di farlo battezzare e di mettergli nome Onofrio; il neonato quindi fu portato in Egitto in un monastero, dove per tre anni venne allattato da una capra, divenendo ben presto oggetto di ammirazione da parte dei monaci che lo elessero loro abate alla tenera età di 8 anni.

Quando il Santo morì, gli angeli cantarono in coro le sue lodi, mentre la sua anima volò al cielo sotto forma di colomba; alla sua sepoltura due leoni scavarono con gli artigli la fossa, dove il suo corpo venne deposto.