TURISMO
Informazioni culturali del territorio
Il culto di Sant'Onofrio a Campodimele
Il culto di Sant’Onofrio a Campodimele ha assunto aspetti degni di considerazione, in quanto evidenziano alcune interessanti varianti e particolarità.
Il 30 aprile 1940 l’arcivescovo di Gaeta Dionigio Casaroli (1926-1966) fissò, sulla base della tradizione, l’orazione al Santo eremita nella stampa della figurina votiva; dal testo della preghiera appare evidente l’intento di avvicinare le abitudini e la figura del Santo all’uomo del luogo, in tempi di vita fattia di poco: rifugio in grotte o in capanne, cibo di erbe e verdure, vestito di pelli. Quest’ultimo particolare soprattutto caratterizza la figura del Santo a Campodimele: infatti la statua lignea esposta da tempo nelle chiesa di S. Michele Arcangelo rappresenta l’eremita vestito, sia pure succintamente, mentre nelle altre raffigurazioni Onofrio appare nudo. Se il Santo visse nell’arido deserto delle Tebaide, è pur vero che, per renderlo più credibile e vicino ai primitivi abitanti del luogo, occorreva vestirlo; sui colli presso Campodimele, infatti, durate la stagione invernale il clima è molto freddo e spesso scende la neve.
Bisogna inoltre evidenziare la struttura fisica dell’immagine campomelana del Santo, la presenza ai suoi piedi del cerbiatto – o, secondo alcuni, del cane – anziché del leone; sono, invece, ricorrenti nell’iconografia ufficiale la corona e lo scettro reale, il teschio e due ossa tibiali.
Prendendo in esame l’aspetto fisico, risalta subito che la statua lignea locale rappresenta un Onofrio robusto, giovanile, con barba fluente, ma non molto lunga, ed un grande bastone nelle mani; l’immagine sembra riferirsi, quindi, più a un pastore o a un boscaiolo che ad uomo esile ed emaciato. Lo scultore avrebbe preso a modello un abitante del luogo ma fu guidato dal proposito di avvicinare l’immagine del Santo ai suoi primitivi fedeli.