Canali d'accesso. Menu Canali d'accesso terminato.

Ultime news

INFORMAZIONE | 06/01/2023:
Alta Formazione finanziata da Torno Subito
INFORMAZIONE | 14/12/2022:
Nasce la DMO Terra dei Cammini ETS
INFORMAZIONE | 12/12/2022:
Avviso Regione Lazio per Fiere 2023
INFORMAZIONE | 09/12/2022:
La DMO Terra dei Cammini viene finanziata
INFORMAZIONE | 02/02/2022:
Avviso Destination Management Organization

Cerca



Sei in: Home » Cultura » Scheda cultura » Pagina web

TURISMO

Informazioni culturali del territorio


 
TERRITORIO DEL FIUME GARIGLIANO
 
Categoria: Beni culturali immateriali » Ambienti naturalistici

Località interessate

Provincia di Latina visualizza / nascondi tutte le località
Santi Cosma e Damiano, Minturno, Castelforte
Provincia di Frosinone visualizza / nascondi tutte le località
Sant'Apollinare, Sant'Andrea del Garigliano, Sant'Ambrogio sul Garigliano

La Storia

Il fiume Garigliano che nasce dalla confluenza del fiume Gari nel fiume Liri, a Sant'Apollinare in località Giunture. È conosciuto anche con la denominazione Liri-Garigliano, e nella cartografia storica è attestata anche la denominazione Garigliano sin dalla sorgente del fiume Liri, e per questo il Garigliano insieme al Liri è conosciuto fin dal medioevo con il nome Il Verde. Per tutto il corso segna il confine tra il Lazio e la Campania. Esso fu nella storia luogo di numerose battaglie tra le quali ricordiamo: 


 
La battaglia del 915, venne combattuta tra le forze della Lega cristiana e i Saraceni. La vittoria cristiana segnò la fine dell'espansione musulmana sulla penisola italiana. Papa Giovanni X diresse personalmente le forze cristiane nella battaglia. Dopo numerose attacchi e distruzioni nel Lazio come nella stessa Roma, l'assedio di Gaeta dell'846 e la distruzione dell'abbazia di monte cassino i saraceni si stabilirono nei pressi dell'antica città di Minturnae. Le operazioni militari iniziarono nell’alto Lazio, dove venne distrutta una piccola formazione di saccheggiatori saraceni. Seguirono alcune vittorie cristiane nei pressi di Campo Baccano, Tivoli e Vicovaro. A questo punto tutti i saraceni sparsi nella regione si concentrarono presso la roccaforte sul Garigliano, che a giugno venne presa d’assedio dalla Lega. In poche settimane la fortezza venne espugnata, e i saraceni furono costretti alla fuga sulle colline circostanti, da dove riuscirono a resistere ai successivi attacchi, almeno fino alla tenuta delle scorte alimentari. Già in agosto la Lega cristiana poteva dichiararsi vincitrice, e i poche saraceni che scamparono alla cattura, e all’uccisione, fuggirono in direzione delle coste siciliane.

 

La battaglia del dicembre del 1503,  che costituisce l’epilogo della guerra tra francesi e spagnoli per la conquista dell’Italia Meridionale. Il destino dell’Italia Meridionale era stato deciso con il trattato di Granada, stipulato nel 1500 tra Luigi XII da parte francese e Ferdinando il Cattolico da parte spagnola, in detto trattato si prevedeva la suddivisione del Regno di Napoli in quattro province: Campania, Abruzzo, Puglia e Calabria ed assegnando Campania ed Abruzzo alla Francia e Puglia e Calabria alla Spagna, non si tenne però conto della provincia di Basilicata e Capitanata (territorio dell'attuale provincia di Foggia), create da Alfonso I. Per il suo collegamento naturale con l’Abruzzo e per il fatto che vi si praticasse la transumanza, ossia il far svernare le greggi dal freddo e appenninico Abruzzo alla ben più mite Capitanata, la Francia voleva che questa provincia fosse inquadrata sotto l’Abruzzo, sotto il loro dominio e accomunato dalla questione della pastorizia, mentre per gli Spagnoli la Capitanata era inquadrata a tutti gli effetti sotto la Puglia e non andava toccata. Nonostante le forze francesi fossero preponderanti, il comandante spagnolo Gonzalo Fernandez de Cordoba seppe sfruttare alcuni vantaggi geografici che il campo gli offriva e seppe utilizzare al meglio la combinazione offensiva tra picchieri e cavalleria. I francesi, sicuri di riuscire a sfondare la sottile linea difensiva spagnola, effettuarono un attacco frontale insieme agli svizzeri, ma non avevano valutato con attenzione il complesso dispositivo iberico. La battaglia di Cerignola rimarrà nella storia, sia perché sarà la prima battaglia campale vinta da reparti dotati di armi da fuoco, sia perché determinò il successivo andamento della guerra nel Regno di Napoli. I francesi, demoralizzati da questa sconfitta, iniziarono a ritirarsi, e furono nuovamente battuti sul Garigliano alla fine dello stesso anno. Un’altra particolarità di questa battaglia fu il contributo a segnare la fine del predominio della cavalleria, che non era più la protagonista del campo di battaglia, e la crescita d’importanza della fanteria.

 

La battaglia del 29 ottobre del 1860, che fu una tappa importante dello scontro tra regno di Sardegna e regno delle due Sicilie. Il 3 ottobre 1860 Vittorio Emanuele II, al comando dell'armata piemontese, aveva mosso verso il Regno delle Due Sicilie senza dichiarazione di guerra. Il conte Cavour giustificò l'intervento con la necessità di ristabilire l'ordine nel Mezzogiorno in piena rivoluzione: in Abruzzo, Molise e Puglia, vi erano violenti scontri tra i rappresentanti dei liberali, che avevano formato governi provvisori. Il 12 ottobre Vittorio Emanuele II varca il confine tra lo Stato della Chiesa ed il Regno delle Due Sicilie. Il viceammiraglio francese le Barbier de Tinan, filoborbonico, comunica a Francesco II che avrebbe protetto con la sua presenza la costa tirrenica da Gaeta al Garigliano a scapito delle navi da guerra piemontesi a cui si erano aggiunte navi dell'ormai agonizzante Regno delle Due Sicilie. Solo una vittoria campale poteva risollevare le sorti borboniche, ma il Generale Ritucci si rifiutò, anche se suggeritogli dal re e dal governo, di ingaggiare battaglia tra Sessa ed il Garigliano. Il 26 ottobre da Gaeta, Francesco II lo rimosse dal comando sostituendolo con il generale settantenne Giovanni Salzano de Luna che aveva diretto la difesa della piazzaforte di Capua. Il nuovo comandante decise comunque che l'unica cosa possibile era attestare la linea difensiva sul fiume Garigliano, abbandonando anche Teano. Propose in alternativa di iniziare una guerra partigiana sulle montagne come quella combattuta contro i napoleonici nel 1799, ma il re lo scoraggiò contando sull'appoggio navale di le Barbier. Cialdini tentò di attaccare presso Sessa il 26 ottobre, ma fu costretto a retrocedere, così Salzano riusci a schierare le truppe a difesa del fiume Garigliano. Salzano fece scavare nei pressi del fiume trincee, allestire le postazioni di artiglieria e distruggere i ponti e le scafe sul Garigliano e sul Liri dalla foce a Pontecorvo e a Sant'Apollinare (FR) in modo da bloccare un eventuale aggiramento da est. Punto cardine dello schieramento era il ponte "Real Ferdinando" presso Minturno. A ovest i borbonici avevano il mare ed erano protetti da Barbier de Tinan, che non permetteva con la sua presenza l'azione della flotta sabauda guidata dall'ammiraglio Carlo Pellion di Persano. L'attacco sabaudo inizio la mattina del 29 ottobre con tre colonne di fanti e cinque squadroni di cavalieri, avanzando verso il ponte. Sulla testa di ponte sud del ponte erano attestati i cacciatori borbonici con carabine rigate che contenerono l'assalto per un'ora e poi si ritirarono togliendo le traversine del ponte. I bersaglieri allora tentarono tre assalti passando sulle travi del ponte sotto il tiro dell'artiglieria del generale Matteo Negri, il quale fu ferito a morte nel corso della battaglia. Al comando del generale Barbalonga cacciatori borbonici attaccarono da sinistra i bersaglieri che subirono molte perdite e 40 vennero fatti prigionieri. Su pressioni diplomatiche, Napoleone III ordinò all'ammiraglio le Barbier de Tinan di proteggere con la sua presenza la sola Gaeta, dove era rifugiato Francesco II. Quindi nella notte tra il primo e il 2 novembre, Persano raggiunse la foce del Garigliano e cannoneggiò i borbonici: la mattina del 2 novembre, preso atto dell'impossibilità di contrattaccare, Francesco II ordinò la ritirata. Il comando borbonico decise di schierare le truppe a Mola di Gaeta: per coprire la manovra sul ponte due compagnie di cacciatori guidate dal capitano Domenico Bozzelli. La sera dello stesso giorno una divisione granatieri di Sardegna passò il fiume dopo aver allestito un ponte di barche e decimando le due compagnie borboniche rimaste. La guerra si concluderà con la vittoria definitiva piemontese dopo l'assedio di Gaeta iniziato il 5 novembre e conclusosi il 13 febbraio 1861.

 

 

La battaglia della seconda guerra mondiale. Il fiume Garigliano costituiva l'elemento fondamentale della linea Gustav, la difesa attraverso la quale i tedeschi bloccano l'avanzata dal sud dell'esercito alleate dall'ottobre del 1943 al maggio del 1944. Il Garigliano per gli alleati era “il fiume delle quattro battagli”. La prima dal 17 gennaio al 7 febbraio del 1944; la seconda dal 8 al 18 febbraio; la terza dal 15 al 23 marzo e la quarta dall’11 al 20 maggio. I tedeschi a loro volta distinguevano tre fasi la prima dal 17 gennaio al 18 febbraio del 1944; la seconda dal 15 al 23 marzo e la terza dall’11 al 20 maggio. In realtà la battaglia del Garigliano della seconda guerra mondiale ebbe tre fasi di svolgimento: prima fase dal 28 novembre al dicembre del 1943; la seconda fase: dal 12 gennaio al 25 marzo; la terza dall’11 maggio al 4 giugno. Sulla sinistra del fiume gli alleati attendono l’ora dell’attacco finale alle forze tedesche che hanno fortificato i monti alla destra del Garigliano decisi a respingere ad ogni costo l’avanzata nemica. Il comando germanico invita la popolazione a sgombrare i paesi sul fiume come ad esempio Suio e Castelforte. In questi momenti la guerra presenta con la più cruda spietatezza la cruda realtà. Dopo l’armistizio i soldati italiani abbandonarono il ponte della diga  alle Terme di Suio la quale venne fatta saltare il 30 ottobre del 1943. Il giorno successivo i tedeschi sistematicamente fecero saltare tutti gli stabilimenti termali allora funzionanti nella zona. Vennero effettuati molti rastrellamenti di persone in quei giorni, con l’intervento delle SS, soprattutto di donne e bambini, l’ultimo dei quali il 2 dicembre 1943. La cinquantaseiesima Divisione Britannica comandata dal generale Templer, attacca nella zona di Suio. Al crepuscolo del 18 gennaio del 1944 tutti gli uomini della 169esima brigata, si trincerarono saldamente nel centro storico di Suio. Dopo i vari tentativi per impadronirsi di Monte Cianelli, il 19 gennaio gli inglesi tentano per l’ultima volta la conquista della cima credendo l’operazione facilitata dal successo delle azioni della loro quinta divisione sul Monte Natale. In questi mesi invernali, anche a causa del freddo straordinario, i soldati dell’una e dell’altra parte vengono a trovarsi in condizioni infernali. Si muore ogni giorni sulle colline di Suio e Valle di Suio. La tragedia del Cassinate iniziò il 10 settembre 1943, due giorni dopo la proclamazione dell'armistizio, con uno spaventoso bombardamento anglo-americano, che colse impreparata la popolazione della città di Cassino. Le prime avvisaglie della guerra si erano avute già a partire dal 19 luglio con ripetuti bombardamenti del vicino aeroporto di Aquino. La linea Gustav cedette il 18 maggio 1944 e i tedeschi si dovettero attestare sulla linea Hitler, posta poco più a nord.